Esistono circa 40 differenti specie di processionaria: le più diffuse in Italia sono la Thaumetopoea pityocampa (processionaria del pino) e la Thaumetopoea processionea (processionaria della quercia). Essa deve il suo nome alla caratteristica abitudine di muoversi sul terreno in fila, formando una sorta di “processione”.
CICLO VITALE
La processionaria è attiva solo durante i periodi freddi dell’anno, dal momento che trascorre i caldi mesi estivi come bozzolo sotto terra.
L’adulto della processionaria è una falena (farfalla notturna) dall’ aspetto innocuo con ali larghe 3-4 cm, di colore grigio con delle striature marroni. Queste falene compaiono da giugno ad agosto e migrano alla ricerca di piante adatte per deporre le uova e vivono non più di due giorni. Ogni femmina depone intorno alla base degli aghi di pino circa 200/300 uova.
Dopo 4-6 settimane nascono le larve che iniziano a rodere gli aghi creando danni anche notevoli alla pianta ospite. Durante le successive fasi di sviluppo le larve rimangono aggregate formando, con una sottile ragnatela di fili serici, dei nidi dapprima provvisori ed infine, generalmente da ottobre a dicembre, il nido invernale definitivo. Questo nido si trova nelle parti più apicali e soleggiate della pianta, è bianco argenteo e contiene mediamente 150-200 larve, ma ne può contenerne anche un migliaio. A fine inverno, quando le temperature raggiungono intervalli di 10-20 gradi, le larve abbandonano i nidi e scendono al suolo per interrarsi e trasformarsi in crisalidi dalle quali dopo un tempo molto variabile che può durare da poche settimane a più anni, si schiuderanno le falene. Le processionarie rimangono aggregate anche quando scendono dagli alberi, infatti si spostano quasi sempre disponendosi in lunghe file ordinate, peculiarità dalla quale deriva il nome. La loro pericolosità deriva dai peli urticanti sul dorso.
CONSEGUENZE IN SEGUITO AL CONTATTO
Esse risultano molto pericolose in particolare nei confronti dei cani, i quali, annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire o entrare a contatto con i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto.
I sintomi che il cane presenta sono l’improvvisa e intensa salivazione provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico del cavo orale e della lingua, la quale può raggiungere dimensioni tali da impedire la chiusura della bocca. Talvolta il contatto con l’insetto esita in processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua. Nei casi più gravi si può avere una sintomatologia sovrapponibile allo shock anafilattico, a causa dell’edema delle prime vie aeree, oppure una necrosi esofagea per ingestione dei peli urticanti.
Dapprima vedrete che il cane mastica a vuoto e produce molta saliva che gli cola dalla bocca.
COSA FARE IN CASO DI CONTATTO?
Se il vostro cane si trova in giardino o al parco e comincia a manifestare questi sintomi il vostro intervento deve essere tempestivo.
Il primo soccorso da effettuare consiste nell’allontanare la sostanza irritante dal cavo orale effettuando un abbondante lavaggio della bocca con acqua.
Il lavaggio non deve essere violento, ma continuo e prolungato per allontanare il peli urticanti e la sostanza tossica in essi contenuto.
Lo sfregamento peggiora invece la liberazione della tossina e va evitato.
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Dopo questo primo intervento bisogna allertare immediatamente il più vicino centro veterinario per ricevere dal personale medico le cure più appropriate. E’ molto importante prestare attenzione a non inalare o entrare in contatto con i peli urticanti, che anche nell’uomo danno luogo a lesioni cutanee eritematose, congiuntiviti o forme irritative delle vie respiratorie o della mucosa orale.