I FORASACCHI

Finalmente è arrivata la bella stagione, temperature gradevoli e luce fino a tardi. Passeggiare, giocare e correre con i nostri cani è davvero gradevole, ma ci sono alcune cose a cui prestare attenzione.

Oggi vi parliamo dei temuti forasacchi, nemici dei cani a pelo lungo, dei proprietari e degli stessi veterinari.

Si, perchè queste piccole spighe acuminate possono essere molto difficili da stanare!

I forasacchi sono le ariste delle graminacee, che a fine primavera si seccano e si staccano dal gambo.

Hanno una forma acuminata con tante piccole spine e questo permette loro di agganciarsi facilmente al pelo lungo di un cane che passeggia nelle loro vicinanze.

Possono nascondersi tra il pelo, o forare la pelle creando così una fistola nel sottocute, entrare nelle narici, essere aspirate e raggiungere i bronchi, nascondersi sotto le palpebre, nella vulva o nel prepuzio ed infine nella cute interdigitale.

I sintomi cambiano a seconda della localizzazione: starnuti frequenti a volte con fuoriuscita di sangue, leccamento e rossore della zona colpita, formazione di ascessi e nei casi più gravi difficoltà respiratorie.

Trovare e togliere un forasacco non è sempre un’impresa facile.

Le difficoltà dipendono dalla localizzazione, da quanto in profondità è migrato il forasacco e dalla collaborazione del paziente.

Alcuni forasacchi localizzati a livello auricolare possono essere rimossi con il paziente sveglio e ben contenuto, ma spesso è necessaria la sedazione per non causare traumi al paziente generati dal movimento per il fastidio della manualità.

E’ molto importante quindi dopo ogni passeggiata avere l’abitudine di spazzolare il proprio cane e controllare accuratamente zampe, corpo e padiglioni auricolari.

Proteggi il tuo gatto dal “killer silenzioso”

L’ipertensione arteriosa sistemica è una patologia in cui la pressione del sangue nelle arterie risulta elevata.

Ebbene si! Anche i nostri animali possono soffrirne, soprattutto i gatti anziani.

E’ una patologia subdola e sottovalutata in quanto il proprietario può non accorgersi di nulla fino alla comparsa dei sintomi.

L’ipertensione nei gatti può essere primaria o conseguenza di altre patologie sottostanti, si parla in questo caso di ipertensione secondaria. Tra le cause più frequenti vi è l’ipertiroidismo e l’insufficienza renale cronica, patologie molto comuni nei gatti anziani.

Uno stato di ipertensione cronica può provocare emorragie in 4 organi vitali: occhio, cervello, cuore e reni.

Le conseguenze di tali emorragie possono essere:

– distacco di retina che può portare a cecità improvvisa e molto spesso permanente.

– alterazioni neurologiche, andatura traballante, convulsioni.

– ispessimento delle camere cardiache con conseguente aumento dell’attività cardiaca.

– danni renali anche molto gravi e i gatti che sono già affetti da insufficienza renale cronica peggiorano significativamente.

Una diagnosi precoce di questa patologia o di patologie sottostanti ad essa correlate è fondamentale per evitare la comparsa di danni altrimenti irreversibili.

Per diagnosticare l’ipertensione arteriosa precocemente è importante sottoporre il proprio gatto a visite veterinarie di routine con misurazioni regolari della pressione.

Il mese di Ottobre è il terzo mese dell’ipertensione felina!

Se il tuo gatto ha più di 7 anni puoi prenotare presso l’Ambulatorio Veterinario Cassola una visita con misurazione della pressione arteriosa.

Chiedi info in ambulatorio al numero 04241900134 e segui le avventure del gatto Amodeus nel sito www.amodeus.vet/it

Testuggini da terra mediterranee

Quando parliamo di rettili d’affezione le testuggini da terra sono sicuramente quelli più diffusi. La longevità di questi animali e la loro rusticità le ha rese, da sempre, fedeli compagne di vita all’ aria aperta. Moltissime famiglie posseggono almeno una testuggine, ed in alcuni casi essa si tramanda di generazione in generazione. Quando parliamo di testuggine da terra mediterranea parliamo principalmente di 3 specie: (Testudo hermanni, Testudo graeca e Testudo marginata), la testuggine di Hermann è sicuramente quella più diffusa, nelle due varianti T.h.hermanni e T.h.boettgeri. Le testuggini mediterranee sono animali prevalentemente solitari, in natura si incontrano solo per l’accoppiamento. Questa particolarità rende i maschi particolarmente aggressivi nei confronti delle femmine. Per questo motivo tenere una coppia di tartarughe non è corretto, in quanto il maschio passerà tutto il tempo a tentare di accoppiarsi, esitando spesso in lesioni molto gravi per se stesso e per la femmina. L’alloggiamento ideale prevede di tenere le femmine in gruppo o da sole e se non si ambisce alla riproduzione di tenere i maschi separati. Qualora si volessero riprodurre è opportuno formare dei gruppi, con un maschio e almeno tre femmine che vanno tenuti assieme solo per il periodo strettamente necessario.

Le nostre testuggini sono prevalentemente erbivore, in natura si cibano esclusivamente di essenze vegetali integrando piccoli quantitativi di invertebrati come lumache e piccoli insetti. Tenendole libere nel nostro giardino esse pascoleranno trovando i nutrienti di cui necessitano, anche se, vista la composizione piuttosto scarna dei nostri giardini, è il caso di integrare l’alimentazione con grandi quantità di verdura, preferibilmente a foglia. Sarebbe opportuno fornire prevalentemente piante erbacee (tarassaco, piantaggine, senecio, trifoglio ecc.) che hanno una composizione di minerali molto più adatta alle loro esigenze. All’interno della dieta possiamo fornire piccoli quantitativi di frutta, ma devono essere visti sempre come occasionali integrazioni e non come la base dell’alimentazione. Una dieta eccessivamente ricca di frutta e quindi di zuccheri può portare a gravi scompensi nutrizionali, con deformità del carapace e patologie anche molto serie. Le tartarughe sono esseri frugali, e traggono il loro nutrimento da alimenti poveri. L’alimentazione può essere integrata con piccole quantità di minerali specificatamente formulati per le testuggini, al fine di soddisfare tutti i loro fabbisogni nutrizionali.

Al termine della bella stagione le nostre testuggini cominceranno a cercare un luogo adatto per andare in letargo, è opportuno allora preparare delle aree del giardino atte allo scopo. In primis è necessario cercare le aree più elevate del giardino in cui non vi sia mai ristagno di acqua. Una volta individuati questi luoghi potremo predisporre il terreno un po’ smosso ed un cumulo di paglia e foglie secche, che sicuramente invoglieranno la nostra testuggine a scegliere quella zona per il sonno invernale. Il letargo è una fase fisiologica della vita delle testudo, e non farlo può portare a lungo termine disturbi anche piuttosto seri alle nostre amate tartarughe. Pertanto ove non controindicato il letargo va sempre fatto fare fin dalla più tenera età.

Dal punto di vista sanitario sono moltissime le patologie che possono colpire le nostre testuggini (parassitosi, traumi, carenze nutrizionali, ritenzioni d’uovo, polmoniti ed infezioni in genere) pertanto anch’esse vanno sottoposte a periodici controlli dal veterinario. Solitamente consiglio due visite all’anno, una appena sveglie dal letargo ed una poco prima di entrarci. Per verificare che la tartaruga sia in salute e sia pronta per la bella o la cattiva stagione a seconda del periodo.

Per la normativa vigente in Italia, le testuggini delle tre specie indicate sono inserite nel regolamento CITES in allegato A. Pertanto ogni esemplare deve possedere un regolare documento che ne certifica la nascita in cattività e deve essere identificato tramite apposito microchip.

(Dott. Manuel Maschio, DVM)

Piometra

COS’E’ LA PIOMETRA?

La piometra è una patologia abbastanza comune in veterinaria, caratterizzata dall’ accumulo di materiale purulento all’ interno dell’utero.

Il ciclo ovarico degli animali è composto da 4 fasi: proestro, estro, diestro e anestro. Il diestro (fase nella quale può insorgere la piometra) è molto simile, dal punto di vista ormonale, alla fase della gravidanza in quanto le ovaie producono corpi lutei e progesterone in elevate quantità.

Colpisce cagne di qualsiasi età, anche se si osserva più frequentemente in età medio-avanzata, e razza.

Il progesterone è l’ormone responsabile dell’ispessimento dell’utero, dell’aumento della secrezione delle ghiandole uterine, della ridotta contrattilità del miometrio e della chiusura della cervice, tutti fattori che durante la gravidanza sono fondamentali per assicurare un ambiente idoneo al prodotto del concepimento ma che, in assenza di una gravidanza, costituiscono solo un ambiente ideale per lo sviluppo di batteri.

Il ripetersi dei calori, e quindi dei diestri, nel corso degli anni, predispone le cagne non sterilizzate allo sviluppo di questa patologia.

QUALI SONO I SINTOMI?

La piometra è lo stadio finale, e quindi più grave, del complesso noto col nome di “iperplasia endometriale cistica”. Esistono due tipi di piometra: aperta e chiusa. Nella prima l’aggettivo aperta si riferisce alla cervice, risulta quindi più facilmente riconoscibile in quanto è presente scolo siero emorragico/purulento a livello vulvare. Nella seconda forma la cervice invece è chiusa quindi l’animale non presenta scoli vulvari, ma saranno presenti sintomi clinici aspecifici quali aumento della sete e della minzione, febbre, calo dell’appetito, abbattimento, dimagrimento, vomito e diarrea.

se doveste riscontrare alcuni dei sintomi sopra descritti e soprattutto, se il vostro cane ha da poco finito il calore, è importante portarlo tempestivamente dal Veterinario.

Infatti se non viene diagnosticata e trattata in tempo la piometra porta alla diffusione di tossine in tutto l’organismo con conseguente sepsi, ipotermia, shock e ,nei casi più gravi, coma e morte.

La visita clinica ed esami più approfonditi come un ematobiochimico, uno striscio vaginale, una radiografia e/o una ecografia addominale permettono al medico veterinario di emettere una diagnosi certa e di valutare la gravità del quadro, in modo da proporre la terapia più idonea al caso.

TERAPIE

Il trattamento d’elezione della piometra è infatti l’intervento chirurgico di ovarioisterectomia, cioè la rimozione sia delle ovaie che dell’utero infetto. Solo In particolari condizioni, che valuterà il medico veterinario, si può intraprendere una terapia medica con farmaci antagonisti del progesterone che mirano ad aprire la cervice e ad eliminare i batteri presenti, antibiotici ed altri farmaci

Torsione gastrica

La dilatazione associata a torsione gastrica (nota con l’acronimo GDV), è una grave patologia a decorso iperacuto ed ad elevata mortalità nel caso in cui non venga prestato un soccorso medico immediato.

I soggetti più a rischio sono i cani in età adulta e di razza grande o gigante, come l’Alano, il Rottweiler, il Dobermann, il Labrador Retriever, il San Bernardo, il Pastore Tedesco, il Setter, il Mastiff, il Barbone, il Bovaro del Bernese, il Bassett Hound, ma è stata riscontrata anche in razze di piccola taglia, come il bassotto.

Alla base di questa patologia ci sono diversi fattori predisponenti:

– la conformazione del torace profondo e stretto, tipica delle razze sopra elencate

– la lassità dei legamenti epato-duodenali ed epato-gastrici, caratteristica dei soggetti in età adulta

-l’assunzione di notevole quantità di cibo e/o acqua nelle ore precedenti un’intensa attività fisica

– la composizione della dieta, in quanto alcuni mangimi sono più fermentescibili rispetto ad altri

-la voracità nell’ingestione, spesso causata dall’abitudine a somministrare un singolo e abbondante pasto giornaliero

-fattori genetici, ostruzioni al deflusso gastrico, emotività del cane etc..

QUALI SONO I SINTOMI DI UNA GDV?

I segni clinici della GDV sono costituiti da

  • distensione dell’addome con dolore
  • conati di vomito improduttivo associati ad abbondante salivazione
  • debolezza
  • abbattimento
  • Spesso i cani sono molto agitati, scavano e non trovano sollievo in nessuna posizione.

Nel caso in cui sia passato del tempo dall’inizio della torsione il cane può presentarsi disteso sul fianco e poco reattivo agli stimoli esterni. In entrambi i casi è fondamentale recarsi tempestivamente presso un Medico Veterinario, in quanto prima si interviene maggiori saranno le percentuali di successo. Alcuni cani possono presentare un forma parziale o cronica, che presenta gli stessi sintomi della forma acuta ma con cadenza intermittente e saltuaria. I cani tra un episodio ed il successivo appaiono normali, non è pericolosa per la vita ma bisogna ugualmente prestare attenzione in quanto può evolvere facilmente in una torsione completa.

PERCHE’ E’ COSI’ PERICOLOSA?

Lo stomaco altamente dilatato e disteso subisce una rotazione sul suo asse, dislocando il piloro e il duodeno dalla loro posizione abituale. La milza strettamente connessa allo stomaco migra con esso. I vasi vengono compressi e la perfusione degli organi viene compromessa. In una prima fase l’organismo cerca di compensare, ma se non si interviene in tempo le cellule dell’organismo non ricevono più ossigeno e vanno incontro a morte, riducendo drasticamente le possibilità di una prognosi favorevole.

L’anamnesi, i sintomi e la visita clinica permettono di sospettare la presenza di dilatazione/ torsione gastrica, la quale verrà poi accertata effettuando una radiografia addominale.

La tempestività di intervento da parte del Medico Veterinario è fondamentale al fine di decomprimere lo stomaco, effettuare una lavanda gastrica e riposizionare gli organi nella loro posizione abituale mediante un intervento chirurgico.

COSA POSSO FARE PER EVITARE LA DILATAZIONE TORSIONE GASTRICA?

Per ridurre la possibilità di insorgenza della GDV è buona norma:

-alimentare il cane con minimo due pasti al giorno per evitare che lo stomaco si dilati troppo ed improvvisamente durante l’unico pasto giornaliero

– evitare qualsiasi fonte di stress durante i pasti

– evitare attività intense immediatamente precedenti o nelle 2-3 ore successive al pasto

Per alcune tipologie di cani c’è la possibilità di effettuare un intervento chirurgico preventivo denominato GASTROPESSI PREVENTIVA, che consiste nell’ancorare lo stomaco alla parete toracica evitando così che il cane possa incorrere in una torsione gastrica.

Morso di ragno violino

Chi è il ragno violino

Il Loxosceles rufescens è un piccolo ragno di origine mediterranea, è noto anche come ragno eremita ed è presente un po’ in tutta Italia. Ha sei occhi vispi, raggruppati in tre coppie, rispetto ai classici otto occhi della maggior parte dei suoi simili. La femmina ha il corpo lungo 8–13 mm, il maschio invece è leggermente più piccolo ma è caratterizzato da zampe più lunghe.

Il nome deriva della macchia scura a forma di violino spesso presente sull’addome.

Biologia

Si tratta di una specie notturna, che caccia liberamente senza l’ausilio di una tela; tesse solo pochi fili disordinati negli stretti anfratti che usa come rifugi, dai quali comunque non si allontana mai eccessivamente. Tipicamente il maschio si allontana dalla tana di notte per andare in cerca della femmina. Non è un ragno aggressivo e se disturbato tende ad allontanarsi, ma può casualmente rintanarsi fra lenzuola o vestiti, aumentando le probabilità di reagire tramite il morso in caso si senta minacciato.

In ambiente selvatico, la specie predilige gli habitat caldi e asciutti, dimorando generalmente sotto i sassi o nelle crepe fra le rocce; si è però ben adattato agli ambienti antropizzati , e la sua presenza nei dintorni o all’interno delle abitazioni umane è frequente. Date le sue abitudini notturne, durante il giorno sta generalmente rintanato nelle fessure dei muri, dietro a quadri, infissi, mobili, battiscopa o materiale accumulato in angoli poco frequentati della casa, quindi gli incontri con l’uomo o gli animali sono rari.

Come riconoscere il morso

Analogamente alle altre specie del genere Loxosceles, il ragno violino è in grado di mordere sia l’uomo sia gli animali. Va però notato che si tratta di un ragno molto timido e per nulla aggressivo, che predilige la fuga ove possibile; le morsicature sono più probabili nel caso in cui si rifugiasse all’interno di scarpe o vestiti o venisse accidentalmente schiacciato.

Il morso è indolore e i sintomi possono comparire da diverse ore a 48-72 ore dal morso. In alcuni casi causa solo moderato prurito e arrossamento locali, che passano da soli in poco tempo senza ulteriori complicazioni.

In altri invece il ragno inietta una citotossina che, specialmente in soggetti deboli o debilitati, può causare loxoscelismo, ossia la formazione prima di un edema, e poi di un’ulcera necrotica più o meno estesa, che può perdurare anche alcuni mesi prima di guarire. La gravità della situazione dipende comunque dalla localizzazione del morso e dall’estensione della gangrena, oltre che dai relativi rischi indiretti di infezione, che possono andare a sommarsi ad eventuali altre patologie da cui è affetto il soggetto morso.

Per tale motivo, il ragno violino è considerato una delle uniche due specie italiane con potenziale rilevanza medica, l’altra è la malmignatta.

Cosa fare in caso di morso

Nessuna psicosi ma facciamo attenzione e non sottovalutiamo il morso di un ragno. Prima di tutto laviamo con acqua e sapone. Se ci accorgiamo della presenza del ragno cerchiamo di catturarlo o comunque di fare una foto.

Se si notano i sintomi sopraelencati nel proprio animale, chiamare Il proprio Veterinario oppure nel caso in cui venisse morsa una persona contattare il Centro Antiveleni (0266101029).

Attenzione alle processionarie

Esistono circa 40 differenti specie di processionaria: le più diffuse in Italia sono la Thaumetopoea pityocampa (processionaria del pino) e la Thaumetopoea processionea (processionaria della quercia). Essa deve il suo nome alla caratteristica abitudine di muoversi sul terreno in fila, formando una sorta di “processione”.

CICLO VITALE

La processionaria è attiva solo durante i periodi freddi dell’anno, dal momento che trascorre i caldi mesi estivi come bozzolo sotto terra.

L’adulto della processionaria è una falena (farfalla notturna) dall’ aspetto innocuo con ali larghe 3-4 cm, di colore grigio con delle striature marroni. Queste falene compaiono da giugno ad agosto e migrano alla ricerca di piante adatte per deporre le uova e vivono non più di due giorni. Ogni femmina depone intorno alla base degli aghi di pino circa 200/300 uova.

Dopo 4-6 settimane nascono le larve che iniziano a rodere gli aghi creando danni anche notevoli alla pianta ospite.  Durante le successive fasi di sviluppo le larve  rimangono aggregate formando, con una sottile ragnatela di fili serici, dei nidi dapprima provvisori ed infine, generalmente da ottobre a dicembre, il nido invernale definitivo. Questo nido si trova nelle parti più apicali e soleggiate della pianta, è bianco argenteo e contiene mediamente 150-200 larve, ma ne può contenerne anche un migliaio. A fine inverno, quando le temperature raggiungono intervalli di 10-20 gradi, le larve abbandonano i nidi e scendono al suolo per interrarsi e trasformarsi in crisalidi  dalle quali dopo un tempo molto variabile che può durare da poche settimane a più anni, si schiuderanno le falene. Le processionarie rimangono aggregate anche quando scendono dagli alberi, infatti si spostano quasi sempre disponendosi in lunghe file ordinate, peculiarità dalla quale deriva il nome. La loro pericolosità deriva dai peli urticanti sul dorso.

CONSEGUENZE IN SEGUITO AL CONTATTO

Esse risultano molto pericolose in particolare nei confronti dei cani, i quali, annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire o entrare a contatto con i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto.

I sintomi che il cane presenta sono l’improvvisa e intensa salivazione provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico del cavo orale e della lingua, la quale può raggiungere dimensioni tali da impedire la chiusura della bocca. Talvolta il contatto con l’insetto esita in processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua. Nei casi più gravi si può avere una sintomatologia sovrapponibile allo shock anafilattico, a causa dell’edema delle prime vie aeree, oppure una necrosi esofagea per ingestione dei peli urticanti.

Dapprima vedrete che il cane mastica a vuoto e produce molta saliva che gli cola dalla bocca.

COSA FARE IN CASO DI CONTATTO?

Se il vostro cane si trova in giardino o al parco e comincia a manifestare questi sintomi il vostro intervento deve essere tempestivo.

Il primo soccorso da effettuare consiste nell’allontanare la sostanza irritante dal cavo orale effettuando un abbondante lavaggio della bocca con acqua.

Il lavaggio non deve essere violento, ma continuo e prolungato per allontanare il peli urticanti e la sostanza tossica in essi contenuto.

Lo sfregamento peggiora invece la liberazione della tossina e va evitato.

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Dopo questo primo intervento bisogna allertare immediatamente il più vicino centro veterinario per ricevere dal personale medico le cure più appropriate. E’ molto importante prestare attenzione a non inalare o entrare in contatto con i peli urticanti, che anche nell’uomo danno luogo a lesioni cutanee eritematose, congiuntiviti o forme irritative delle vie respiratorie o della mucosa orale.

Igiene dentale: profilassi e cura

I problemi dentali nei piccoli animali sono molto comuni e spesso sottovalutati, per questo come in ambito umano anche nei cani e nei gatti l’igiene orale è di grande importanza.

Le patologie della bocca sono spesso accompagnate da alitosi, dolore e a volte l’animale non riesce a mangiare.

In questi casi, in seguito ad una visita accurata del cavo orale si può quindi osservare:

-placca

-tartaro

-neoformazioni

-corpi estranei

 

 

Le patologie orali o dentali inoltre possono coinvolgere non solo le strutture locali, ma possono contribuire anche a patologie sistemiche come batteriemia, malattia renale cronica, ecc.

CENNI DI ANATOMIA

Il dente è composto da più parti:

corona: che è la porzione dentale emergente nella cavità orale e a sua volta è costituita dallo smalto, dalla dentina, e dalla polpa dentale

radice: è la porzione dentale avvolta da tessuto tenero ed è inserita nella cavità ossea all’interno della mandibola o mascella. La radice è costituita da canale radicolare, membrana periodontale, cemento,dentina

colletto: è il punto d’incontro tra corona e radice

La struttura portante del dente è composta dai tessuti che sostengono e racchiudono i denti:

-processo alveolare

-periostio alveolare

-gengiva

-attacco epiteliale

Si suddividono in decidui e permanenti. I primi sono quelli provvisori che andranno poi sostituiti da quelli definitivi presenti nell’animale adulto.

I denti decidui sono 26 nel gatto mentre nel cane sono 28, quelli permanenti sono 30 nel gatto e 42 nel cane.

I denti subiscono una grande varietà di stimoli come caldo, freddo e pressione variabili in base alla salute del dente e alla sua sensibilità. Questi stimoli possono trasformarsi in sensazione dolorifica che l’animale manifesta mangiando solo cibi morbidi, avvicinandosi alla ciotola ma non afferrando nulla con la bocca, non mangiando nulla, oppure con scialorrea (bava), tutti questi sintomi dovrebbero attrarre l’attenzione dei proprietari e far sospettare un problema al cavo orale.

Quando sono presenti alcuni dei sintomi sopraelencati è consigliato quindi portare il vostro animale dal Medico Veterinario affinchè venga svolta una visita accurata del cavo orale.

Alla base di questi sintomi possono esserci infatti problemi infiammatori come la gengivite che può degenerare in parodontite più o meno grave, neoplasie o a volte corpi estranei rimasti incastrati (es. Pezzetti di legno, ossa, pezzi di plastica, stuzzicadenti ecc.)

Per tali motivi può rendersi necessario svolgere la detartrasi con asportazione del tartaro e in seguito la lucidatura dei denti dopo che il Veterinario ha svolto una visita generale dell’animale.

 

Tale operazione deve necessariamente essere svolta con l’animale in anestesia generale in quanto, essendo l’ apparecchio ad ultrasuoni, con una concomitante emissione di acqua vaporizzata, l’animale potrebbe spaventarsi, muoversi e farsi male, inoltre l’anestesia permette al Veterinario di controllare in modo accurato tutto il cavo orale e se necessario prescrivere in seguito le adeguate terapie.

Avvelenamenti

L’estate è ormai alle porte, le giornate sono più lunghe e soleggiate e questo ci invoglia a fare diverse attività all’aria aperta. Tra queste sicuramente ci sono anche le passeggiate assieme ai nostri cani, per tale motivo in questo articolo andremo a trattare un argomento molto delicato quanto pericoloso, ovvero quello degli avvelenamenti.

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